
Lo Skymetro è una manifestazione, terrena, del Dio del Caos
(prendete un dio a caso di qualunque cosmogonia teosofica preferiate,
ultimamente, per i successi cinematografici, va di moda Loki)
Nell’immagine uno dei tanti rendering, dello Sky tram, o non sappiamo cosa, ma più o meno son le immagini che han messo in giro
Non ci soffermeremo a dimostrare quanto lo Skymetro sia, abbastanza verisimilmente, un progetto sbagliato, a quello ci hanno pensato, e ci pensano, tecnicamente il Consiglio Superiori dei Lavori Pubblici (che sono anche educati, e non sanno più come fare a dire al Comune di Genova che lo Skymetro è “una … pazzesca”), alcuni uffici regionali, la Soprintendenza delle Belle Arti e altri enti qui e là.
E ci pensano, per quanto riguardo non la tecnica ma la “filosofia urbanistica”, e sociale (ma nell’urbanistica ci starebbe già anche il sociale) molti cittadini e aggregazioni varie tra le quali segnaliamo quelli di “Opposizione Skymetro – ValBisagno Sostenibile”, che li trovate su FB.
Ci soffermiamo, invece, a sottolineare quanto la finalità centrale di questa creatura sia seminare il Caos.
Che probabilmente lo Skymetro nasce così perfetto, come progetto del Caos, perché ha potuto nascere in un ambiente cittadino in cui i progetti hanno unito le migliori caratteristiche del nascondimento maturate con le tecniche dell’ovetto con sorpresa, del prestigiatore, del fantasista del calcio, e del burocrate kafkiano.
Che non mettiamo in dubbio la buona fede nel voler risolvere i problemi della città, ma quando si è presi dal demone del fare, ad ogni costo, e dal Dio del Caos, non è facile pensare
Che l’annuncio dei progetti è in un modo, con un rendering che è in un altro, e poi si parte, però si cambia, e si fa un altro rendering che spesso sconfessa il progetto, che intanto viene avviato, magari con un cantiere, e poi si adatta, e neanche durante il cantiere si sa, pubblicamente, con precisione cosa si stia facendo.
Si parte con un progettino che contiene errori che solo appellandosi ai famosi “errori di distrazione” risultano comprensibili
Poi iniziano una serie di dribbling evidentemente fatti per seminare disordine, mentale, emotivo, strutturale.
Partiamo da Brignole (più o meno) e andiamo su per Corso Galliera esattamente dove ci sono qui begli alberoni che costituiscono il 70% del piacere di estetico di chi abita lì ma senza abbattere gli alberi. Ci appelleremo alla coesistenza di due corpi fisici nello stesso spazio.
Ma no, non lo avevamo proprio detto così.
Scherziamo.
Partiamo sull’altra sponda
E, state tranquilli, con un ponte, o pontino, o pontone andiamo dall‘altro lato.
Un ponte.
Ma no, che dicevamo. Ma in realtà non lo abbiamo mai detto.
Il ponte va più in su.
E il progetto deve partire, senza dubbi, nel 2023 e finire nel 2027. Ma no, nel vabbè. Sembra che parliamo, senza dubbi, nel 2025 e finire nel, diciamo così, per capirci, nel 2030/2032
E il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici è contento.
In realtà ha stroncato
Ma no, chiede solo rassicurazioni
Vabbè
E la conferenza dei servizi si fa
Ma facciamo presto che poi ho un’altra riunione
Poi semmai la rifacciamo
Anzi, senza semmai
E il ricorso che il comitato ha fatto?
Forse è stato fatto contro un progetto così cangiate, mutevole (si spera solubile), che non è possibile individuare l’oggetto del ricorso.
Come se si facesse un ricorso contro il lupo di Pra’
Certo è che lo hanno visto in molti, ma poi… quando ci si deve avere a che fare, chi lo vede più?
Ah, si, il ponte poi si farà verso lo stadio.
E passa vicino al Firpo, la scuola, ma no, ma si.
Ma figuratevi se tocchiamo il Firpo, che le scuole non si toccano.
Ah, sapete cosa c’è, che il Firpo lo spostiamo, che il quartiere ha bisogno di risanamento, e magari anche il carcere, vi da fastidio no?
Avevamo detto che non toccavamo la scuola. Eh, insomma, non è proprio così.
Ci avete lavorato un po’ di fantasia.
E comunque la tocchiamo
Ma per il bene pubblico
E le strutture dell’alta tensione dove le mettiamo?
Ma, ora non mettiamo il carro davanti ai buoi.
Una soluzione si troverà
Ah, scusa, il Cosniglio Superiore dei Lavori Pubblici ha poi detto OK?
No, ma ci ha detto, cioè, non possiamo dire che ci ha detto, ma è come lo avesse fatto, che ci darà OK
Intanto andiamo avanti
Che lo portiamo, lo Skymetro, avanti fino a Molassana, ma che diciamo, fino a Prato.
Ah, vabbè, intanto fino a PoneteCarrega
E poi’
E poi vedremo
E il costo era 398 milioni, giusto?
Si, ma, ovviamente ora sono sui 550, più o meno.
Belin!
Eh, se vuoi le cose fatte bene
Ma arriva fino a Prato almeno?
Ma no! Ti ho detto che facciamo le cose bene
Che in tutto questo casino lo Skymetro è come la chetamina in contrapposizione alla camomilla, la sera.
E la camomilla potrebbe essere un Tram
Ma non abbiamo studiato le carte
Ma altri si
Sicuramente un Tram non farebbe tutto sto’ casino. Ne abbiamo visti in ogni dove. Che passano, in silenzio, anche per andare a fare la spesa, perché hanno un mucchio di fermate, e comode. E le fermate sono a tipo 2-300 metri uno dall’altra.
E lo Skymetro quante fermate ha?
Mah? Tipo una ogni più di un Km, ma anche di più. Però vai velocissimo!
E poi la ValBisagno ha bisogno di mobilità
Si, ha bisogno di mobilità, che si sposi con al visione, e il vissuto di quartieri, a volte malimbelinati, a volte a misura d’uomo, a volte un po’ arrampicati ma che possono vivere, molti, una condizione da comunità fuori città.
E il Tram potrebbe essere la ciliegina sulla torta
O l’uovo di Colombo
O la Chiave di Volta
Lo Skymetro, invece, è la spada di Alessandro Magno che taglia il Nodo Gordiano
E vabbè, così potevo farlo anch’io
Distruggo tutto e risolvo
Ma lo Skymetro, come disordinatore, è eccezionale
E a lui dobbiamo inchinarci
Ed è solo l’inizio
Non ha ancora iniziato a manifestarsi con la posa di 220 piloni circa lungo tutta la ValBisagno
E poi con anni di lavori, diciamo 6 o 7, ma per fino a Prato non si sa
E poi con le fermatone sopraelevate, dall’altraparte del torrente dove vivono le persona, quasi tutte.
Lo Skymetro è arrivato per portare Caos.
E vuole rimanerci
Che non si accontenta della progettazione più pazza del mondo
Ma vuole anche la realizzazione più a singhiozzo
E il mantenimento più difficile