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Difficile parlare dell’Euroflora.
Perché è una cosa a cui tutti i genovesi vogliono bene.
Ed è entrata, a suon di visite con le mamme, ed i papà, o con i consorti, nella storia personale, e cittadina, di ognuno.

E, come patrimonio dei cuoricini di tutti i genovesi non può essere semplicemente liquidata con un “mi piace” o un “non mi piace”.
Non può neanche essere archiviata o dimenticata.
E’ lì che aleggia, e aleggerà nelle menti di ogni Sindaco, e in qualche modo vuole riemergere.

Euroflora è una delle identità cittadine, un valore a cui tutta la città è affezionata.
E parliamo di Genova, col suo carattere che fece dire al Sig, Montesquieu andando via da qui: “Addio superbi palazzi, che la noia, di sua preferenza, ha scelto come propria residenza”
E il fatto che proprio qui abbiamo realizzato una manifestazione che parla di fiori, e quindi di gioia, bellezza, felicità e vita, è un unicum, e una combinazione, che ci ha abbacinato, e non dobbiamo perdere più.

Che dire?
Partiamo da due considerazioni. Che ci servono per ordinare i pensieri

Pensiero UNO
Euroflora è la prova che la qualità paga.
Infatti se non ci fossero state le edizioni, di qualità, dal 1966 al 2011 adesso non ci sarebbe questo successo, con meno qualità.
Che la gente viene, adesso, perché è stata conquistata allora.
E la meraviglia è stata passata anche ad amici e parenti.
“Andiamo all’Euroflora!” era un pensiero, e un’affermazione, che esprimeva il “non veder l’ora” di essere stupiti. E si sentiva l’evento fatto proprio per noi, dal nostro Comune, un evento così bello che ci veniva da dire “Grazie!”.
E poi era stato concepito da “Pastorino”. Un nome più nostro di così?!
E sentite questa: Pastorino non era un esperto di eventi di professione era il “Presidente della Fiera di Genova” (il primo che fu Presidente).
Insomma, la sua intuizione faceva parte del suo lavoro. Che, a dirla così, oggi, sembra fantascienza.
E sentite ancora questa: il logo della “nostra” fiera dei fiori è stato disegnato, dice wikipedia, dalla grafica e illustratrice della Fiera di Genova di allora.
Il Presidente che inventava una fiera e la grafica che faceva la grafica! Sembra un film di un mondo di una realtà parallela
Ma andiamo avanti

Pensiero DUE
Anche solo che raccogliere milioni di fiori in un luogo, in forma, curati, messi alla meglio, o anche alla peggio, non può che essere una bella cosa. Anzi, meravigliosa. E vale la pena del biglietto (magari di 15 euro, però).
E su questa decisione e su questo lavoro noi ci inchiniamo. Perché voler continuare a far Euroflora è di per sé, un valore. E pensiamo che a Bucci, come a tutti i Sindaci, si sia presentato il fantasma di Euroflora in sogno invescendandolo sopra ogni limite. E di questo lo ringraziamo.

Ma vero è, anche, che come insegna Hollywood, se raccogli i migliori attori e la migliore casa di distribuzione e pubblicità, il film sarà un successo.
Ma non sarà quel successo da Oscar ed eterno che sarebbe stato se tu ci avessi messo anche un ottimo sceneggiatore e un ottimo regista. Di quelli che sono una sicurezza.
Non sarà quel tipo di successo che fa entrare un film (o l’Euroflora 1966-2011) nel cuore delle persone.
Perché mettere i migliori attori, o milioni di fiori, attira di per sé, ma mettere anche il miglior regista e sceneggiatore (e le palanche per pagarlo) è quello che dimostra la volontà di rendere un film (o un evento) non solo un successo al botteghino, ma anche bellissimo, intramontabile, indimenticabile.

E forse a Euroflora 2025 è mancato questo.
Perché, anche dai commenti di amici e amiconi, letti sui giornali o social, sentiti ai bar, a Euroflora 2025 viene rimproverato questo: la mancanza di colpi estetici da knock out.
Non è la qualità che è mancata, che i fiori di qualità ne hanno, e chi ha messo su le cose si sarà impegnato, ma di capacità di immaginare (e finanziare, immaginiamo) incastonamenti memorabili, scenografie che ti conquistino, trovatedaboccaperta.

Ma Vi ricordate?
Che a volte ci siamo trovati, piccoli o grandi, a Euroflora a passare vicino a una cascatella, e a immergerci in climi tropicali che ti bagnavi dal sudore a starci dentro. Ed era un viaggio “immersivo” direbbero oggi. Ma non davanti a un monitor. Ti avevano proprio ricostruito un pezzo di foresta, ma neanche solo di foresta, di tutto il clima tropicale.
O forse eravamo suggestionati noi.
Perché quando entravi nel Rotondo trovavi ad attenderti una palla di fiori, gigante, o una cascata che eruttava fiori, immobile, come in un fotogramma impossibile, rimanevi suggestionato.
E te lo immaginavi il tecnico che aveva lavorato a quell’idea, a sorridere sotto i baffi a veder quanto ti stupivi.

Oggi questo non c’è stato.
Abbiamo visto tanti impegni. Ma nessuno ci ha costruito una foresta tropicale.
Tanti fiori, ma solo un paio di volte sistemazioni che ci hanno rapito la fantasia.
Tanti bei stand, tanti bei giardini.
E siamo usciti felici (uno/a di noi più felice degli altri e uno/a più incazzato) ma non emotivamente “stesi”. Euroflora 2025 è stata un innesco per rimandarci, col cuore e il pensiero, alle edizioni fantasmagoriche. E un po’ desiderare, e un po’ soffrire.

Un’altra osservazione a lato.
Non siamo andati a far ricerche per vedere chi erano gli ospiti delle annate d’oro. Ma qui, di fuoriItalia c’erano solo 4-5 stand, dai nomi stranieri.

Che Pastorino aveva detto “Euroflora” perché voleva accodarsi a meraviglie europee, altre fiere. E oggi, ne siamo sicuri, la chiamerebbe, almeno, MondoFlora.
Ma Euroflora 2025 è ItaliaFlora. Almeno come realtà ospitate.
Ma teniamo il nome storico. Che così rimane una intenzione, e una vocazione.

E chiudiamo con un dolore personale
Ma supponiamo che sia collettivo
Siamo andati dentro al “Rotondo”
Che vi ricordate che meraviglia?
Che non c’era solo una fiera, ma almeno tre. Una sopra l’altra.
Perché i piani superiori che giravano intorno erano altre fiere.
Erano mondi sospesi, fiere volanti e rotanti. E potevi veder la fiera dall’alto e da dentro e trovare altre fiere su di sopra.
Oggi abbiamo visto il pianterreno del “Rotondo” ridotto a una “Escape Room”.
Che però per noi l’uscire non era lo scopo del gioco. Era un desiderio. Perché non sopportiamo tutto questo.
Che il “Rotondo” era il gigante fieristico cittadino. Garantiva la qualità e la meraviglia.
Ci dicono che i piani superiori rimarranno così, chiusi alla vista.
Non abbiamo verificato, e non chiederemo neanche ai numerosi amici che ci stanno lavorando.
Non ne abbiamo il coraggio

In ogni caso Forza Euroflora!
Grazie a chi la continuerà e a chi l’ha rivoluta, almeno le intenzioni le salviamo, e grazie a tutti quelli che ci vanno, perché rendono evidente e pubblico un desiderio.
E grazie soprattutto a Pastorino e a tutti i collaboratori dell’epoca, che hanno messo su “una storia” che chiede, e pretende, futuro in nome della bellezza.

Chiudiamo così.
La città ha 4 anni per trovare il regista, lo sceneggiatore e, se fosse quello il problema, le palanche.
Che uno dei punti deboli di Genova, oggi, è la capacità di essere bella, di immaginarsi bella, di ricercarsi bella.
E in questo contesto Euroflora è quello di cui abbiamo bisogno
Ma deve ritornare da KO, perché se no, piano piano, diventerà un evento da “mipiace” e non da stordimento sentimentale

Mettiamo, qui, un link ad un nostro scritto, di un tre anni fa, quando ancora stavano ricostruendo la Fiera
https://www.facebook.com/photo/?fbid=120412886617402&set=a.102680905057267

E la foto che mettiamo è questa perché noi siamo un po’ cattivi, non perché Euroflora fosse così, tutta.
Ma, per trovare una scusa alla nostra cattiveria, Vi diciamo che è foto esemplificativa di quello che volevamo dire.
Questo era il primo stand ad una entrata nel Rotondo/EscapeRoom. E con la lanterna in bella vista. E nel Rotondo/EscapeRoom c’erano vari servizi del Comune.
E uno stand lì, per il gran ritorno di Euroflora alla Fiera di Genova, con pure la lanterna a sottolinearne la liricità, non puoi farlo così. Ma non perché sei cattivo. Perché è mancato qualcosa, magari i soldi (perché escludiamo che sia cattiva volontà), o esperienza, per farlo diverso. Magari bello