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Le fondamenta di un progetto (di alberi e treni volanti)

Sky Metro o Sky Open?
Le fondamenta di un progetto

(E salutiamo il neonato gruppo “Opposizione Sky Metro – Val Bisagno Sostenibile https://www.facebook.com/Opposizione-Skymetro-Val-Bisagno-Sostenibile-102374989292991
Che ci han costretti a guardar la realtà. Che non la volevamo vedere. “Poi dobbiamo studiare bene la cosa” dicevamo. Ma era una bugia, che già da quel poco si capiva. Che non c’era molto da capire.
Il gruppo che nasce, fisiologicamente, per parlarne un po’, del progettone. Che la partecipazione se non la fai prima la fai dopo, a forza. Che la città è di chi la abita e ci paga le tasse, mica di chi è delegato a gestirla)

E ci risiamo
Un progettone, ma mica un progettino, un progettone, che quando diciamo un progettone intendiamo proprio un progettone.
E quali sono le caratteristiche di un progettone, urbanistico? Mica solo che è grosso, mica solo che è costoso, ma che influisce sulla quotidianità di tutti, e questo influisce proprio sulla quotidianità spicciola.
E questi progettoni quando son benfatti son benedetti, e ti cambiano non solo la quotidianità, ma a volte anche l’identità di un posto, e della sua gente.
Quanto ha cambiato Genova l’abbattimento del muro sotto la sopraelevata, la costruzione del Porto Antico, aperto, sfacciato, socievole, con un Acquario da 1 milione di visitatori e, prima ancora, l’innesto della Facoltà di Architettura nel Centro Storico più grande (non è vero ma sappiamo che Vi piace tanto sentirvelo dire) d’Europa e più vuoto di socialità dell’Eurasia, e conseguente (ma sono già conseguenze del progettone) apertura di 200 locali, invece che tre? Prima Genova era una città dove durante la settimana si usciva poco, senza turisti. Ora è una città dove si esce.

Ma quando i progettoni son fatti male son condanne che uno pensa: “ma cosa ho fatto io per meritarmi questo?”
Come dissero molti pescatori e gestori di stabilimenti balneari di Pra’ 48 anni fa…

E il progettone è arrivato
BUM!!!
Sky Metro, 450 milioni, sopraelevata, tipo alta 12 metri, che unisce Brignole a tutta Val Bisagno, fino a Molassana.
E arriva sempre spiegato bene ma solo all’ultimo.
E quando arriva, detto così, improvviso, senza avvisi, è sempre come uno schiaffo, che ti dà tuo fratello. Che non sai se sta scherzando, che non può mica volermi dare uno schiaffo così. Però brucia. Ma è mio fratello. E subito non riesci a reagire. Poi ci pensi a freddo.

Siamo frastornati, continuiamo a dirlo.
A Genova sta succedendo qualcosa di grande, di epocale. La stagione del SuperFare.
Ma questo periodo passerà alla storia come un grande pasticcio? O come la stagione di amministratori illuminati che ha saputo rompere schemi, e incrostature culturale, mentali, di incastonamenti di gruppi e potentati?
Non lo sappiamo. Fatichiamo a capire. E, anche solo per la confusione con cui vengono presentati i progetti, per la grande mancanza di confronto pubblico, per l’impossibilità (se non altro nostra, che non siam neanche gli ultimi in fondo nella visione della città) di capire bene, per la tempesta di progetti che sembrano fatti di corsa mentre scrivi le ultime righe della lettera di richiesta fondi… abbiamo paura che una buona parte di questi progetti diventino impicci futuri, per la città.

Non parliamo del superprogettone ora. Seguite il comitato. Che loro son più costanti, e forti, di noi.
Questo superprogettone ha tanti e tanti aspetti e merita (non ora e non da noi) di essere considerato nel complesso e nelle mille sfaccettature.
Ma ora parliamo solo di un aspetto del superprogettone. Che ci siamo incastrati lì, quando lo hanno spiegato.

Lo Sky Metro passerà, verso l’inizio, da Corso Galliera. E benchè dicano che gli alberi non verranno tagliati tutte le evidenze date ci dicono che sarà così. Almeno per noi, ma forse non capiamo qualcosa.
Il progettone è un progettone. E ha, nelle buone finalità, ad esempio liberare i quartieri, dalle parti di Molassana, dalla loro prigionia della mobilità, che a furia di aver così difficoltà ad arrivare in centro, sono diventate un’enclave, e ci stanno pure bene, nell’insieme di quartieri lassù. Però arrivare a Brignole in venti minuti…

Ma non parliamo di questo, e delle possibili alternative che ci dicono ottime (tipo Tram). Vogliamo parlare degli alberi di Corso Galliera.
Ma è normale che 15?, 20?, 25? palazzi, lungo lo spazio vuoto, quindi ottimo, del Bisagno, che affacciano decine e decine di appartamenti su un lungobisagno fatto di alberi magnifici, che è l’unico tratto di passeggiata aperta la notte, con alberi così, senza troppe macchine e strade, da quelle parti di Marassi, veda sostituiti gli alberi da un treno, che passa davanti alle finestre?

Ma non è solo quello che riguarda le centinaia di appartamenti
Ma quella passeggiata, quanti passi di bipedi, e quadrupedi, ospita la sera, d’estate? E quanti culi sui muretti a sostener giovani a parlare e parlare?
Ma ancora di più, noi non possiamo andare a letto, la sera, e pensare a Corso Galliera con un treno volante al posto degli alberi. Ed è così, vogliamo credere, per tutti i genovesi che sorridono vedendo le cose belle, e vivibili.
Perché la città che tutti hanno in testa, quella che sai che c’è, anche se non la vedi, poi, è quella che vale. Perché tu vivi in una città, vai in una città, in un quartiere, anche perché sai cosa c’è, magari lontano da te. Ma sai che puoi andarci, un giorno, se ne hai voglia.

E Genova, per chi la conosce, è una città, per la maggior parte oggi, brutta da pensare, e immaginare.
E’ per questo che anche togliere un suo tesoro, anche solo uno, come la fila di alberi di Corso Galliera, che se esci dallo stadio e fai quel lato ti portano fino al treno, lo vediamo come un danno irreparabile.

E quello in foto è il primo albero che dal Ponte Castelfidardo inizia la rassegna d’arte di tutti quegli alberi.
E quando lo abbiamo fotografato ci pareva simboleggiare un crash, tra una vecchia città e una vecchia urbanistica, fatta di forme che si affidavano anche alla natura, come ad alberi, e una nuova, fatta di segnali, luci, metallo, scorrimento.
Oggi, invece, da quando abbiamo guardato in faccia il superprogettone, ci sembra un albero urlante

Genova è in una situazione dove, per migliorare, devi partire dalle vivibilità che ha. Dai piccoli e grandi pregi, piccoli e grandi tesori. Che han portato la gente a resistere a tutto il nubifragio urbanistico di questo ultimo secolo.
Lo so, non stiamo parlando del quadro generale del superprogettone.
Ma se qualcuno ha pensato di infilarci, nel superprogettone, questa cosa, di Corso Galliera. E addirittura di non dirlo neanche bene. E di non avvisare neanche, o provare a convincere, o risarcire tutti. Allora sospettiamo che i criteri empatici, emotivi (che sono la base per pensare razionalmente cose umane) che hanno costituito le fondamenta del pensare questo progetto siano instabili.

E la stabilità delle fondamenta, si sa, in un progetto sono fondamentali