(questo è uno di quei post che scriviamo, e riscriviamo, e rimestiamo. ma c’è sempre qualche passaggio su cui non siamo d’accordo. ma dobbiamo iniziare a pubblicarne qualcuno, di quelli. che magari a voi piacciono e ci spiegate cosa non va bene, nelle idee sparse nel testo. e, comunque, per le cose che non sono ben chiare sappiate che ci siamo noi, mentre leggete, lì dietro di Voi a dire: “vabbè, hai capito quello che volevamo dire, no?”. buona lettura)
Si, Genova è meravigliosa
Ma non di quella meraviglia che se non ti succede hai un problema di funzionamento estetico. Quella che deve succederti agli Uffizi, camminando per il centro storico di Firenze, nel promontorio di Portofino, di fronte a un muretto a secco di sassi configurati, così, centro anni fa.
No, non è meravigliosa di quella meraviglia. Ma di quella che è emozione inattesa e che ti cambia le carte in tavola di quello che stai vedendo. In maniera inaspettata rispetto a tutto quello che era stato, dalle tue automatiche aspettative, previsto.
Perché la meraviglia, come lo stupore, sono emozioni tipicamente umane. Che succedono di fronte a una cosa che incontra il tuo immaginario più di ogni aspettativa o che non t’aspetti. Che nella tua mappa del mondo non era attesa.
Genova è meravigliosa, per noi genovesi (e non sappiamo se per tutti gli altri) di quella meraviglia come se progetti un museo internazionale d’Arte contemporanea e, dopo 3 anni di fallimenti e abbandono, diventa un centro di esperti e di campionati di rubamazzetto.
Come se progetti un posto per convivialità, socialità, cultura e poi te lo trovi centro di sviluppo dell’eccellenza della podologia estrema.
Come se hai una spiaggia da cartolina, vai a far un viaggio di tre anni, e quando torni al posto del mare c’è un’isola, enorme, di container. Però di fronte a quell’isola di container costruiscono un “parco di risarcimento” e tutti si divertono tantissimo in piscina, dove prima c’era il mare.
E’ meravigliosa di quella meraviglia che ti coglie quando vedi delle estetiche farlocche che però son percepite come regali da chi le propone. E a volte hanno anche ragione.
E non riusciamo a non trovare meraviglioso quel locale di lusso, tutto in regola carte alla mano, di quel commerciante corsaro, che ha girato i peggiori e più improbabili posti di Genova, dove, di solito, si contende il posto con le centraline Arpal, che è nato, ad ora, dalla seconda rotonda, partendo da Sampierdarena, presa dalla lista delle “Città Invivibili”, che trovi prendendo la Guido Rossa e uscendo per arrivare in Via d’Acri.
Di nome: “Il Panino del Camionista”
Difficile trovare una iniziativa commerciale più riuscita, e utile, di così. Perché di lì a 100 metri ci son le case a pile di container dei lavoratori dei cantieri della Genova del fare, perché a Cornigliano (ma anche nel resto della città) trovare un caffè alle 19,30 in un bar è una sfida, perché la sera, magari il mercoledì, dove vai a sederti e mangiare un panino? Perché dopo il lavoro, o dopo i baci, o prima del lavoro un panino da “Il Panino del Camionista” è un lusso, un tuo lusso, che è anche un regalo, perché inaspettato, perché, sulla carta, era impossibile trovare un posto così accogliente in un posto così inospitale.
Magari sotto casa tua.
E il “chiosco” che ha preso possesso, con richiesta ufficiale, di tutti quegli spazi, con la sua presenza (come il colpo di tacco di Maradona che mette tutta l’azione in fila prima e dopo) supera l’utilità del “Giardino Lineare”, la fatica del camionista in viaggio, il senso di isolamento, lo scontro tra Porto e città, e ti rende un posto più che vivibile. Addirittura desiderabile.
E non sappiamo se questo sia un superpotere, che ti rende bellissimo prendere un panino sotto una strada affianco di una rotonda gigantesca. O un superdanno facendoti desiderare di prendere un panino sotto una strada affianco di una rotonda gigantesca
Ma di certo ci fa sentire un po’ umiliati noi, come tanti altri, che abbiamo provato a ragionare sull’opportunità del giardino lineare, dei nuovi archi dipinti, degli spazi che erano utili ma avevano quel senso d’incomprensibilità intrinseca.
E poi arriva lui, “Il Panino del Camionista” e tutto acquista un senso. Se non originario, di reazione.
E già è iniziata la reazione, a un nuovo posto cittadino. Che doveva, quello, rendere più vivibile un posto. Siamo già a cercare di renderlo “umano”. Poiché, a questo punto risulta chiaro, è stato progettato in modo che alla fine, così come è stato pensato, è inumano.
E “Il Panino del Camionista” diventando luogo attrattivo, di sorrisi, novità imprenditoriale, rende anche tutto il resto di Cornigliano più buio.
Perché, in fondo, un chiosco così ha senso in una sagra o in un posto abbandonato. E rende evidente la difficoltà a trovare, non un locale di lusso, ma un caffè o un panino.
Genova quindi, si diceva, è meravigliosa quando riempie questi interstizi urbani di cose inaspettate ma, magicamente, piene di senso.
E su quei divanetti, all’ultimo grido, che neanche i locali vegani di Berlino, sotto la rampa di uscita, con alle spalle la superotonda, due corsie sulla testa, altre 14 intorno, ma chi sta meglio di chi ci si siede?
Perché, alla fine di una corsa, o di un viaggio, o prima di rientrare a cena, o dopo cena, quel divanetto, con la bevanda, e il chiosco con le luci forti forti e bianche bianche, come alla Fiera di Sant’Agata, ti fa vedere tutto più umano.
Sembra anche che il quartiere dove vivi abbia una ipotesi di socialità, addirittura sotto casa, addirittura all’ingresso del giardino lineare, addirittura quando il sole cala.
Stiamo, però, tranquilli. Non è che Genova sia una avanguardia mondiale di disastri e malvivere.
Dobbiamo essere coscienti che molti record, buoni e brutti, della nostra città sono solo nella nostra testa. E quindi come sappiamo (perché lo sappiamo, vero?!) che il nostro Centro Storico non è il più grande d’Europa, così dobbiamo sapere che come “devastazione e saccheggio urbanistico” siamo messi male ma solo per quanto riguarda l’Europa Occidentale. Il resto del mondo in quanto a treni che ti entrano in casa, quartieri accatastati come in Apokolips, umanità disperata e questuante, ci battono, ahiloro, in tantissimi.
E non dobbiamo neanche troppo, ed è una nostra tendenza, riposarci sull’estetica di “dal letame nascono i fiori, dai diamanti non nasce niente”. Perché è questo il punto. Meravigliarci perché dal letame nascono i fiori è di una meraviglia incommensurabile, perché è un fatto di giustizia esistenziale, il manifesto politico dei diseredati di tutto il mondo, l’orizzonte ontologico del senso di molte vite… detto in una frase da uno dei nostri più contemporanei poeti.
Ma, guardando alla vivibilità, che non riusciamo neanche ad immaginarci, dobbiamo avere ben chiaro che se una città ha i diamanti vuol dire che ha anche la chance di avere i fiori senza vivere la “fase merda”. Che magari, i fiori, li prendi in un vivaio, o in un campo, dove crescono.
Genova è meravigliosa.
E i decenni passati ci hanno lasciato un mucchio di interstizi da riempire
E sospettiamo che le opere imbizzarrite che si stanno costruendo in questi ultimi anni ne lasceranno di altrettanti (che abbiamo visto che i palazzi di lusso da mare che stanno costruendo alla Foce son così attaccati al Padiglione Blu che creano un vicolo, un interstizio, persino lì).
Ma il periodo è questo.
Possiamo stupirci di quanto sia meravigliosa, Genova, per inusitate bellezze uniche, che in città come nuove soluzioni urbanistiche tendiamo a non vedere. Oppure possiamo stupirci di quanto sia meravigliosa nel riempire progetti urbanistici accatastati gli uni agli altri che, talvolta, sembrano una serie di statue della libertà sepolte nella spiaggia appoggiate le une alle altre.
Genova è meravigliosa.
Forse, in questo senso, come tutti i posti abitati da umanità.
E quando pensate che un quartiere ha raggiunto la stasi può succedere qualcosa, di umano, di meraviglioso. Un fiore, dal letame.
Che, diciamocelo, non può essere l’orizzonte progettuale della città.
Ma può far divertire noi, che nella città giriamo come delle palline da flipper con gli occhi sbarrati, ora stupiti, ora inorriditi.
Genova è meravigliosa.
Ma vogliamo esagerare: più di così… cosa possiamo immaginarci?