
Nuovo Mercato di Corso Sardegna, oggi
Se la realtà assomiglia sempre di più a un rendering di quelli che girano oggi, vuol dire che i rendering han vinto sulla realtà?
Ma questa è una battuta che significa poco.
Vuol dire che i rendering han raggiunto una perfezione così tale e il sistema immaginativo/progettuale e, successivamente, esecutivo/realizzativo è così evoluto che i rendering rappresentano esattamente quello che succederà?
Questo può aver delle verità. Ma tutti capiamo che non è la risposta giusta.
O forse vuol dire che la realtà si piega alla visione della realtà dei progettisti? E questa è esattamente la storia, naturale, del mondo.
E questa risposta contiene sicuramente delle verità.
Ma pensandoci bene non è la parte degli edifici che ci lascia stupiti.
È la posizione delle persone. Sono quelle che sono esattamente come quelle dei rendering, anche quelli d’accatto.
A due, a tre, ordinati, ognuno al suo posto.
Con passi misurati, abbigliamenti calibrati. Zainetti.
E questo è un bene.
È un bene?
È sicuramente, questa è parte della risposta, il luogo, costruito, che orienta, anche felicemente, i comportamenti.
La città è un gigantesco dispositivo culturale, che ti dice chi sei, e come muoverti, e come fare.
E, prima, te lo anticipa un rendering.
Ma tutte quelle posizioni, così ordinate…
Ma c’è la possibilità di essere disordinato, od inusuale, in un luogo così?
Tendenzialmente no. È un luogo di riposo, anche estraendo le novità, e la gamma di inaspettato.
E va bene così. Forse.
Per un luogo.
Ma la città, il mondo dell’uomo, a nostro avviso, deve dare spazio per l’inaspettato, qua o là.
Perché è con l’inaspettato che l’umanità cresce.
Ma stiamo “spaziando”. Ma come potremmo non farlo, ragionare sullo spazio è parte del nostro mestiere.
Ma questa foto assomiglia troppo a un rendering. E dire che prima c’era un mercato, di quelli della “borsa della frutta e verdura”, una ordalia della vendita che si inalberava ogni mattina, in un disordine incredibile, e di un’efficacia uguale.
Questa foto assomiglia troppo a un rendering.
Ma forse stiamo spaziando male, facendo la foto dal tetto di un parcheggio, che, questo si, più quadrato di così, come edificio, non si poteva. Ma è un parcheggio. Come volevi farlo?
Ma forse quello che da’ alla foto l’innaturalita’ del rendering sono le cose più naturali. Quella luce, appena prima del tramonto, che d’inverno succede nel pomeriggio, e il colore di quegli alberi, con le foglie rosse.
Forse è quella luce, e noi stiamo solo spaziando, e dovremmo solo prenderci un caffè, nel bar, lo spazio del caffè, o un hamburger, nello spazio dell’hamburger, o dar due calci al pallone, nello spazio dei “due calci al pallone”.
Che mica vorrai dare due calci al pallone in mezzo al cortile del palazzo?
O sederti, a mangiare un panino, appoggiato al cofano di una macchina?
Che il rendering non lo aveva previsto. E, poi, rischi anche di prenderti una multa.