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Che se ogni terrazzino…

Che se ogni terrazzino, interruzione casuale alla continuità degli edifici, slarghetto, piazzetta tra scalette, poggiolo sopra una strada diventasse un luogo di socialità e festaperitivo per 1 minuto avremmo a Genova una Hola di festa che durerebbe giorni, settimane, forse mesi.

Perché Genova è una di quelle città dove gli angoli, e i terrazzini, e le micropiazze di un mq però con la loro identità, è infinito

E l’insieme di questa città ammucchiata piano piano e lungamente da onde di storia è diventata ipnotica.

Triste forse, ma potrebbe essere anche allegra, se cambiasse l’impostazione delle emozioni dei suoi abitanti, ma ipnotica.
Un sogno di un architetto che ha mangiato pesante, ma cose molto buone, ma tante. E così fa sogni belli, originati dalle portate, ma appensantiti dalla digestione ingolfata.

Genova, con tutti i suoi errori, è ipnotica.
“Tutte le cose che vivono a lungo, s’impregnano gradualmente di ragione (…)” scriveva il nostro cittadino d’animo, onorario, Friedrich N. parlando di tutt’altro, o forse no.

E forse è questo che è successo ad alcuni angoli di Genova, anche a quelli che non avevano senso, né estetico né umano, ma, se andava bene, funzionale, come la sopraelevata o alcuni palazzoni popolari.
O, seguendo i nostri stessi spunti, è successo anche ad angoli che sono risulte di errori di progettazione, spiazzi che son rimasti lì per errore, non previsti fin dall’inizio o non più previsti da un certo punto in poi.

Genova ha poco da essere Superba. Perché in alcune sue manifestazioni è vergognosa.
Ma poi ha un qualcosa di intrinseco, come quegli alimenti che diventano buoni perché lasciati a cuocere infinite ore, o quei vini lasciati ad amalgamarsi in modi che solo il tempo può permettere, per infiniti cambi di stagioni.
E, alla fine, tutti i giorni, ti presenta non la maestosità di una bellezza intonsa e luminosa. Ma la bellezza di maestosità del passato mischiate e impestate, come in un grande mortaio esistenziale, a sciatterie senza pregio e presentate, tutte insieme, con uno sfacciato orgoglio autarchico.
Al di là di ogni giudizio estetico.

Palazzo San Giorgio e le Acciaierie di Cornigliano, Via XX Settembre e le strettoie ingolfate di Rivarolo, la matematica quadratura di Via Garibaldi e la surreale urbanistica di Borzoli, Palazzo Ducale e i Palazzi della Regione – la nuova via Madre di Dio.

Che se le sognassi, delle cose così, tutte insieme, in una stessa città diresti: “stanotte ho fatto un sogno veramente incredibile. Ho sognato una città impossibile che vorrei proprio vedere”, poi, forse, faresti una pausa, e aggiungeresti: “O forse no…”

(In foto immagine da sopra “Piazzetta Farmacia Pescetto” e, facciamo notare, che se c’è una cosa che cambierebbe il senso alla foto se fosse tolta è quell'”ApeCar”, proprio di quel modello lì, e messa lì. Quei tipi di oggetti capaci di unire tutte le epoche, che te la immagini dietro Andrea Doria quando trattava gli acquisti o accanto al Presidente dell’Autorità Portuale a trattare le svendite)