Le visioni dai droni son utili come fossero per meglio capirsi e “uscire da sé stessi”, per una sorta di esperienza extrasensoriale architettonica.
Oppure la visione, immaginata, dall’alto della città, e degli edifici, serve per progettare, o raccontare.
Ma l’esperienza degli edifici è sia “organizzata” (il maestro catalano over all) dal creatore sia frutto del risultato di quell’estroflessione dell’immaginario che sono le città. Viste da dentro.
E non è un solo immaginario, ma è la fusione, materica, di immaginari di architetti e di tutti quelli che hanno contribuito a mettere nella testa dell’architetto quelle idee.
La città è l’immaginario collettivo materico, reale
Ci mette un po’ di più, a formarsi, di una immagine di un’intelligenza artificiale ma, alla fine, è una figata mostruosa. Perchè, prima che ci sia, è inimmaginabile. E non puoi neanche sapere quale è la domanda che la ha creata.
Perchè c’è la domanda, le idee, il mischiamento, gli errori, il vento, la luce, le persone.
E Genova, su questo, è particolare. Perchè il mischiamento, l’afflato arrogante architettonico e la casualità della progettazione della città sono stati particolarmente acuti, e intensi
La foto è in Piazza della Nunziata