Soprintendenza delle Brutte Arti goes to Lima
Succede che un componente di noi va a Lima. Ci sta un po’.
E come facciamo?
Non possiamo lasciarlo/a sola. Senza parlare e remenarsi di città, vivibilità, cultura urbanistica. Senza rimestare nel secchio.
Ma poi, anche a noi di SBrAG fa bene confrontarci con altro.
E allora prendiamo questa occasione. Per iniziare a parlare d’altro. Che poi i confronti, dentro, li facciamo sempre, tutti. Ma in questo caso è, e sarebbe, indebito, se non per prender qualche spunto per aumentare la consapevolezza. Che Genova non sia una città normale, se paragonata a uguali contesti, lo sappiamo già. Ma, appunto, i paragoni van fatti con gli stessi contesti… e se cambi continente è come andare in un altro pianeta, per quanto simile, o conosciuto, possa sembrare.
Dicevamo…un componente del nostro gruppo va a Lima. Per faccende sue, e ci siamo tutti appassionati, ma soprattutto lui/lei.
E allora è iniziata la solita danza, che facciamo tutti, per conoscere un nuovo posto.
Perchè prima di andarci col corpo in un posto inizi ad andarci con l’immaginario.
E così si inizia a costruire, in questo caso, una Lima nella propria testa.
Perchè è così che si viaggia. Fuori e dentro.
E costruisci Lima. Prima con i mattoni delle aspettative, dei desideri che quelli son i più liberi che si può, e costruiscono cose da Disneyland del cuore. Poi si mettono i mattoni di “quel che abbiamo in testa” su quel posto. E poi ci si informa, meglio che si può. A proposito, abbiamo trovato sempre, viaggiando, un libro che parla dell’identità di quel posto, e ne parla così bene, ed in un modo così competente, saggio, che ci dà dei parametri fondati.
Questa volta noi, anzi chi è andato, ha trovato, per Lima, “Lima – Un camaleonte tra due specchi” di Juan Manuel Chavez, che ci racconta l’universo immaginifico e valoriale di Lima dalla cosmogonia famigliare e universale dei limegni fino a come lì si attraversa la strada, e ha una introduzione, brevissima di Mario Vargas Llosa che è poeticamente precisa, nel descrivere la loro identità, come fosse un Montale che diventa chirurgo.
E lo abbiamo messo, tutti quelli di noi che lo abbiamo letto, nella parte di libreria che non sposteremo mai.
Poi si mischiano i desideri, “quello che abbiamo in testa” e le informazioni e si costruisce una Lima ipotizzabile che poi si va a presentare, emozionati, alla Lima reale. Consci del fatto che “la mappa (in questo caso che abbiamo in testa) non è il territorio”. Frase che “scolpì” quel gran figo, epistemologo che lo voglia o no, di Alfred Korzybski
E la Lima ipotizzabile, che ci riempie la testa ci orienta e, come tutte le mappe, contemporaneamente ci ottunde, a veder la Lima vera.
Questo con Lima, dicevamo, non è un confronto con Genova.
E’ più che altro, con Voi che ci leggete, esplorare altro
Il nostro pianeta è composto da migliaia di mondi, culturali.
E ogni mondo, tribù, comunità umana, ha esperito il mondo confrontandosi con il proprio territorio, la propria storia, le proprie inclinazioni e ha ottenuto frutti culturali diversi.
Questa con Lima, per noi, è la solita ricerca, per trovare, ragionando di città, quale sia il “contributo del Perù all’esperienza universale” Come dice Vargas Llosa in quel libretto.
Perchè le caratteristiche identitarie di un popolo, di una città, spesso racchiudono “oltre che un’estetica una visione del mondo, una maniera di sentire, pensare, godere, esprimersi e giudicare gli altri”.
Dice sempre il peruviano Llosa.
E ora, tramite chi di noi è là, siamo a Lima. Ma finora abbiamo scritto da Genova. Che attendiamo notizie, e verdetti.
Ma passiamo la linea a Lima:
Ciao
Iniziamo a dirCi alcune cose, poche, di quelle che avevamo in testa. Due cose con le quali siam partiti. E che le prime impressioni, di ore più che di giorni, ce le rendono fortemente presumibili.
Perchè quando ci han detto di andare a Lima, e abbiamo iniziato a informarci, nei primi minuti abbiamo dovuto prendere questi primi schiaffoni, che ci han tolto invisibili pregiudizi
_ Lima è una città che non dovrebbe esistere. Non è nata, così grande, da sola, per condizioni favorevoli. Non si è sviluppata, ingrandendosi, come partorita da un territorio materno. Ma la sua nascita, e la sua crescita, è stata un’imposizione, di Pizarro, che come imponeva lui non imponeva nessuno.
Quindi Lima è stata decisa da uno spagnolo, un portatore di alterità. Ma, già nel pensarla, Lima, ha iniziato, sulle idee spagnole, ad avere pensieri indigeni. Con stili peruviani che da subito hanno influito, plasmando la concretezza cittadina, le forme, il modo di abitarla.
_ Lima è una città grande, ma grande, sui 10 milioni di abitanti. Ma, nonostante questo, Lima non abita l’immaginario mondiale, se non altro quello europeo. E’ una città, quindi, che pompa umanità, ma non ha raggiunto una brandificazione tale da entrare nell’immaginario del pianeta. Pompa una umanità forte, caratteristica, in lotta, in ricerca.
Il nostro pianeta, quello umano, è un organismo che ha milioni di cuori ma decine dicuori che pulsano di più. Quantitativamente. E Lima è uno di questi cuori. Tra le 30 città più popolose del pianeta, pompa umanità. Pompa sofferenza, modo di vivere, di baciare, di amarsi, desiderare, immaginazioni e tensioni verso il futuro alla limegna.
Pensiamo sia sbagliato dire “alla peruviana”, perchè ci sembra chiaro che ci sia Lima e il Perù, che son due creature fortemente impastate ma diverse.
_ Lima, lo ridiciamo, tra le 30 città più popolose del pianeta, è un delle più grandi città, forse la seconda, costruita su un deserto. Però sul mare.
E questo fa si che durante tutto l’anno si formino nuvole che poi non riescono ad andar via e coprono la città di un cielo bianco, bianchissimo. E piove 10 mml all’anno.
E’ la città grigia, come dicono laggiù. Anzi quaggiù.
E la città sudamericana più “british”, senza sole, come essere a Londra. E a noi ci sembra che anche i limegni, siano sudamericani ma “british”. Al minimo educati, spesso gentili.
Lima, lo ridiciamo, è una metropoli. Ha delle povertà forti così come ha un centro da grande città. Ma qui ci fermiamo perchè non abbiamo ancora pottuto confrontare la “mappa” con il “territorio” se non per poca città.
I nostri discorsi son leggeri. Ma col massimo rispetto. Perchè Lima, ci sembra, è una città anche dura.
Ora vi lasciamo. Che la nostra prima esperienza con gli ingredienti cittadini di Lima è abbiamo provato a cucinare a casa e abbiamo sbagliato tutti i cibi. Però ci son piaciuti. Però i limegni hanno riso. Come se avessimo mangiato la focaccia a bagno maria condita con la gorgonzola.
Però li abbiamo cucinati in edifici del quartiere più esclusivo, che ci han dato residenza qui perchè sicura. Edifici tipo palazzoni di Milano 2, però con ancora meno orpelli, però vivibili.
Con i vicini di casa che fanno la festa con la musica sudamericana e fan cagnara, ma smettono alle 22,30. Una cosa sudamericana, però alla peruviana, molto “limegna/british”.
Forse, come tutti oggi, ci siamo persi. Ed essere in una città nuova, di un altro continente, ci rende più evidente il disorientamento contemporaneo di tutti, che cerca sempre nuove soluzioni per il futuro impegnandosi contemporaneamente a mettere a fuoco, disperatamente, situazioni già comprensibili. E i limegni ci dicono che stanno cercando, da un bel po’ di secoli, l’identità della città. Almeno loro sanno di essere spersi. Forse è questo che li rende più tranquilli.
Ma non sappiamo se stiamo ancora immaginando è queste ultime cose che Vi diciamo facciano già parte del “territorio”
Non sappiamo quanto ci sia di storia, quella vecchia, locale in questo quartiere che potrebbe essere a Los Angeles. Non sappiamo quanto questa architettura che stiamo vedendo abbia una qualche matrice locale, impossibile, per noi, da capire. Da quando abbiamo iniziato a pensare a Lima abbiamo visti cadere quasi tutti le nostre idee, che stavano lì, silenti e non coscienti, sul Perù.
Però Lima ci piace. Non chiedeteci perchè ma è accogliente, se non altro in questo quartiere da gente benestante.
La prima impressione, di pochi giorni, e tanti sorrisi è che ci pare che a vivere a Lima, se uno potesse decidere di vivere in qualunque città del mondo, non ci andrebbe mai.
Ma se a uno capitasse di viverci, ci vivrebbe benissimo
(Nell’immagine una foto di Lima. Non pienamente rappresentativa. Una foto non può render tutto. E questo rende solo una parte. Tra cui “quel cielo così bianco”…cit)
(in foto una immagine del quartiere di Miraflores, il più esclusivo di Lima. Una foto non può render tutto. E questo rende solo una parte. Tra cui “quel cielo così bianco”…cit)