“I Baracconi di Piazzale Kennedy” a Ponte Parodi
(sulla nostra pagina FB qualche foto in più)
E domani arriva il Luna Park sul, solidale e fraterno, Ponte Parodi.
Il buon vecchio, imponente, Ponte Parodi, il ragazzone, sballottato da un bel po’ di anni tra progetti, idee e visioni di parchi urbani, centri commerciali, rasature, bidonature, corsi e ricorsi che neanche il Giro d’Italia dei tempi migliori tra Italia e Francia… diventa ora, anzi domani, con l’inaugurazione del Luna Park, un, incolpevole, palcoscenico di sperimentazioni della Genova Futura.
Che potrebbe essere un evento della nuova città individuata da chi cerca di trovare le tendenze possibili genovesi (e se c’è veramente qualcuno che prova a dare coerenza a un disegno complessivo della città… ci scriva e ci spieghi… perché nessuno se ne sta accorgendo): dopo la Genova turistica, la Genova del Divertimento
(divertimento di un certo tipo, perché siam, nella maggioranza, umanità vecchia e con vene, e arterie, consunte e certi divertimenti, quelli veri, non possiamo più permetterceli)
E adesso arriva sul Ponte Parodi, il Luna Park, anzi “I Baracconi di Piazzale Kennedy”. E per molti saranno sempre loro, “i Baracconi di Piazzale Kennedy” ovunque andranno, perché 61 anni di appuntamento fisso, di emozione natalizia fissata sulla pelle col vento gelido in faccia dei giri sulle giostre, son difficili da cancellare.
Arriva proprio in mezzo al Porto, addirittura sul Ponte Parodi, teatro di mille attività portuali polverose e faticose.
E arriva un po’ imbarazzato, che sia chi lo accoglie che chi lo annuncia non sa bene come dirlo e cosa dirne.
E, si sa, le “cose” di divertimento infilate nella nostra città (quelle che infilate in Romagna diventano evidenti luoghi divertenti) tendono, almeno nei primi periodi, ad assumere stile e atmosfere da punti militari fortificati in zona di guerra.
Perché le vocazioni di una città si costruiscono con decenni, e secoli, e la competenza di Genova nel divertirsi, di quel divertimento grezzo e puro, senza troppa cultura, si è persa da tantissimo. Addirittura, forse, da quando le prime aggregazioni si trasferirono dal greto del Bisagno, che se non altro era largo e dava coltivazioni fruttuose, alla collina sarzanea, esposta ai venti, ai pirati, di ogni epoca, alle truppe governative, autarchiche, mercenaria e di ogni colore e provenienza.
O forse la competenza del divertimento a Genova non è mai nata. Se no il nostro soprannome non sarebbe da peccato fondamentale. E il Signor Montesquieu, che di saper vivere se ne intendeva, non avrebbe scritto, dopo un suo soggiorno genovese, in un componimento di saluto (per dirla educata):
“Addio superbi palazzi,
che la noia,
di sua preferenza,
ha scelto come propria residenza”
E la competenza nel divertirsi, dicevamo, non si improvvisa. A furia di praticarla, di viverla, diventa capitolo nei piani urbanistici, abita le menti dei progettisti, si tramuta in luoghi accoglienti, in capacità di immaginare come si fa.
E l’arrivo di questo Luna Park a Ponte Parodi si scontra, o meglio si strofina ruvidamente, con questa incompetenza.
E, così succede, come al solito succede su Genova, che il risultato fisico, il componimento di design urbano, l’installazione urbanistica diventa una rappresentazione tra l’onirico, il tragico, il meraviglioso. Come una storia tipo Peter Pan che però ha sbagliato set e si trova a svolgersi in “Mad Max Oltre la sfera del Tuono” con Tina Turner, in costume da guerriera barbara del futuro, in piedi sulla prima carrozza delle Montagne Russe.
E allora consigliamo, a tutti Voi, con i quali condividiamo sensibilità e ricerca di stordimento architettonici genovesi, di farci un giro.
E di girare tra le giostre vedendo apparire, uno dopo l’altro, alternati, nascosti, improvvisi come nel Tunnel dell’Orrore, o dell’Amore, un calcinculo giallo e coloratissimo, e poi un Hennebique, il tiroassegno, e poi il Matitone, gli autoscontri, e un residuo del Palazzone di Ponte Parodi, una giostra coi cavallini, e in fondo i grattacieli di Piazza Dante, dietro i Magazzini del Cotone, affianco allo zucchero filato rosa, e il Righi e Castello d’Albertis sovrapposto all’Otto Volante. E la sopraelevata, i palazzi di Via Gramsci, il Tirapugni, La Pista di Go Kart e il Terminal Traghetti.
E il simulatore, nuova attrazione, 3D di realtà aumentata… NO! Siete matti! Che me ne faccio della realtà aumentata?! Che qui sono pieno di realtà incredibile, e non me ne sta neanche una goccia di più!
Due di noi ci hanno fatto un giro, nel Luna Park ancora vuoto, e a momenti ci rimanevano secchi, che questi Ottovolanti estetici cittadini son pericolosi. Siam dovuti andarli a recuperare, e riportarli alla realtà con una boccetta di profumo di sopraelevata di Caricamento
Ovviamente, a noi che da adolescenti stavamo nel divanetto scuro in discoteca, senza ballare, e che ci piace camminare leggendo libri, il Luna Park messo vicino al Porto Antico, fa un po’ male al cuore, ma perché abbiamo studiato troppo, e siamo, poi, genovesi.
Ci fa un po’ male perché rende evidente che, a Genova, non si riesce quasi mai a calare un senso nelle cose, anzi a calare delle cose con un pieno senso. Che, per la città significa con una piena fruibilità e vivibilità.
Che anche questo Luna Park avrà la ELLEcorta, perché frutto dell’ormai noto Modello Genova (quello senza criterio apparente).
Che si sapeva che i “Baracconi di Piazzale Kennedy” dovevano sloggiare. E si sapeva da mo’. Ma si è decisa all’ultimo la sede, e così invece che il primo dicembre iniziano il 15, e poi con un po’ di spazio in meno, e poi facendo tutto di fretta come quando organizzi il matrimonio a frittata fatta che non può venire benissimo.
E così il fondo del Luna Park è un componimento di “asfalto nero nuovo” pezzato con “asfalto grigio vecchio” e, ovviamente, essendo calato in un posto che era abbandonato e cantiere, tutto intorno sa un po’ di cantiere, con griglie arruginite, e barriere di cemento che reggono barriere grigie per delimitare il tutto. E si spera che si sia fatto tutto benino e non ci siano pericoli.
E si spera anche che si sia pensato all’accoglienza sociale, che i ragazzini, si sa, son esplosioni di energia, e intorno ai baracconi questa energia diventa, a volta, un po’ disordinata, e intorno al Porto ci son zone che devono sperimentare e misurarsi con l’urto con il Luna Park. E poi per arrivare ai “Baracconi di Piazzale Kennedy” a Ponte Parodi bisogna attraversare un bel po’ di roba, e anche di roba quasi cantierizzata.
E anche l’accoglienza scoiale, e di mobilità aveva da essere preparata.
Ma, diciamo la verità, l’asfalto, il contorno e l’atmosfera da check point, l’accatastamento urbanistico, e il fatto che tutto questo rappresenta una città che più che ri-ordinarsi, si sta ri-accatastando, lo vediamo solo noi.
E da domani i ragazzini, o i meno ragazzini, si troveranno in un Luna Park in mezzo al Porto. E le sovrapposizioni con i panorami, sempre che le notino, saranno un valore aggiunto, per arricchirsi di visioni anche senza saperlo o per arricchire la propria rassegna di selfie “da paura”.
E si divertiranno tantissimo
E in mezzo a questi ragazzini, o meno ragazzini, avvezzi al Luna Park, dovunque esso sia, troverete anche un gruppetto che attraversa un trentennio anagrafico, palesemente decontestualizzati, che, speriamo, gireranno come dei matti, e rideranno. Che saremo noi. Perché, sia come sia, non troveremo forse più un Luna Park Urbanistico così, altro che discoteca e luci sfavillante, che quelle ci intimidivano, e non ci motivavano.
Ma qui, per un mese, sarà la nostra discoteca visiva.
E cercheremo di non pensare alla pianificazione disordinata con il quale è stato realizzato, e non penseremo neanche che la funivia SOPRA il Lagaccio e lo Skymetro volante, in un posto così ci starebbero perfetti. Altro che in mezzo ai palazzi.
E se riusciremo a non pensare, gireremo su noi stessi, come i famosi dervisci ruotanti che a furia di ruotare si provocano l’estasi.
Sia chiaro, per noi, “i Baracconi di Piazzale Kennedy” a Ponte Parodi sono brutti, ma brutti brutti, per tutto il contorno.
E questo, per nostra vocazione, lo dobbiamo dire.
Ma tutti gli altri si divertiranno tantissimo perché non hanno il nostro problema di sensibilità.
E speriamo di farlo anche noi, perché il “Luna Park di Ponte Parodi” è proprio genovese, e se giri velocemente su te stesso può rendere la follia urbanistica cittadina un caleidoscopio che non ci credi.
La solita storia di Genova, la meraviglia nella rovina, la bellezza nel decadimento, il disordine ipnotico di un casino fatto in grande, il fascino del qualunque cosa diversa messa una vicina all’altra.
Altrochè, forse questo è il vero Luna Park genovese. Che solo il ragazzone Ponte Parodi poteva regalarci.
Un Luna Park fatto con una delle caratteristiche di Genova: la sua architettura, frutto di secoli di meravigliosi tentativi e gretti errori
A domani
E speriamo bene