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Questa foto è solo evocativa.
E, come tutte le foto, manipolativa.

Che la cosa bella, è che la prima cosa che viene in mente a un genovese di fronte a questa foto è: “Come ci sta male quella scatoletta sul muro”
Pausa
“E tutto per colpa di questi casso di turisti”

E’ così.
Se costringeste a scegliere un qualunque genovese, che abbia nel suo dna almeno un cromosomino di genovesità, tra la keybox e quel meraviglioso muro in disfacimento, sceglierebbe di certo il secondo.
Che la macerazione, confusa con “autenticità” e “realtà priva di fronzoli”, è un paradigma fondante dell’estetica della vita dei genovesi

Ma, dicevamo, la nostra foto è solo evocativa.
E, come tutte le foto, manipolativa.

Certo, abbiamo visto, sappiamo che ci sono keyboxes più carine di questa, fatte a casetta, a topolino che ti manda un bacino, e incardinate su muri più dignitosi.

Ma a noi piace essere, dichiaratamente, talvolta, populisti.
Populisti dell’urbanistica

Che a noi, che le keyboxes, siano diventate il “manifesto” del discorso intorno alla verità del turismo incontrollato ci fa un pochino ridere.

Se parliamo di turismo, a Genova vogliamo solo precisare alcune cose, in ordine sparso:
Genova, dopo che nell’ottocento fu non solo una “meta turistica” ma una “meta”  irrinunciabile per i viaggiatori che non volevano vergognarsi di dichiararsi tali (basti pensare all’affaccio che aveva sul mare dalla collina di Sarzano. E chi se lo levava più dalla mente?), aveva perso, dopo l’onda della “rivoluzione industriale”, questa identità e vocazione.

Poi, nel dopoboom dell’industria, sono successe alcune cose che fecero riemergere il turismo. Ne citiamo 3, amate o meno che siano da ognuno: Facoltà di Architettura nel Centro Storico, la creazione del Porto Antico, l’Acquario.
E, dal 1992, data simbolica nell’urbanistica genovese, dettata dalle celebrazioni, possiamo dire che è nata anche la Genova del turismo. E tra quella data e il 2010/2015 il turismo ha avuto la sua consacrazione. Siamo quindi giovinastri del turismo. E non di certo dell’overturismo.

E poi, prima e dopo di queste cose “successero” i Rolli, Palazzo Ducale, Carlo Felice e tanto altro.
Ma tutto questo era accaduto perché prima, in qualcuno, o in un gruppo di qualcuni, o nel desiderio e immaginario della città, era nata l’idea che il Centro Storico (perché il punto fondante della Genova turistica è il Centro Storico) era interessante culturalmente e turisticamente.
Era prezioso
E non solo un ingombro inutile del passato

E ora, se vogliamo parlare dei pericoli del turismo allora mettiamo sul piatto tanti elementi di ragionamento.
A Genova questo pericolo è solo nascente, perché, per tenere l’esempio delle keyboxes, ce ne sono infinitamente meno delle pantegane, o dei nostri amati cavi volanti, o della facciate di palazzi scracchiati dal Dio scracchiante nemico degli intonacatori. Tutte cose che son assai, ad oggi, più fastidiose dei turisti.
Mettiamo nel ragionamento i 270.000 residenti in meno dal 1971, i conseguenti migliaia di appartamenti vuoti, la città svuotata, la direzione che si vuole dare alla città, i modi di accoglienza, il tipo di turismo che vorremmo che riguardi la città.

E parlando del Centro Storico, turismo e alloggi per turisti, nel quadro odierno, diremmo che sono un elemento interessante, da impostare.
E diremmo pure, ahinoi, che la gestione del Centro Storico, estetica, sociale, economica, culturale, funzionale è cosa che, tanto per cambiare, stiamo decidendo in buona parte “a caso”.
Come gran parte della impostazione della città negli ultimi millenni. La famosa pianificazione urbanistica “a spuncioni (spintoni)”

Che ha ragione chi vede negli scarichi di decine di migliaia di turisti a settimana dalle navi da crociera, o nello spostamento del mercato immobiliare, o nella gestione dell’accoglienza, fenomeni assolutamente non gestiti se non per iniziative specifiche di chi ci può fare, giustamente, affari

In tutto questo schema, che non approfondiamo, prendiamo atto che, nella discussione nazionale, le keyboxes stanno iniziando ad essere sfrattate.
E non per ordinare il turismo in altro modo, ma per il problema ella sicurezza e identificabilità. Problema importante ma che non ha nulla  a che fare con la gestione e la programmazione del turismo.

Che dire?
Che pure il turismo, essendo una faccenda, anche, urbanistica, ricade nello schema cittadino di non gestire niente. E vedere cosa succede da ripetuti accatastamenti di fenomeni diversi.
Qualcosa accadrà.
Se non altro, ci scommettiamo un caffè di quelli da 1 euro, che, le pareti delle costruzioni del centro storico saranno arricchite (nel loro secolare formarsi con i materiali e gli aggiustamenti più strani, casuali, personali) da keyboxes abbandonate.
Che, figurarsi, non ci crediamo che le tolgano tutte. Che è meglio lasciarle lì. Che magari un domani… Che poi chi vuoi che controlli?
E al limite le usiamo per lasciare le chiavi allo zio, quando viene a trovarci.

Maniman…