
Magari è un caso, una dimenticanza, una foto di uno spostamento, lentissimo, in atto.
Ma, in pratica, l’evidenziare le “rotture” alla normalità e alla sicurezza apponendo, l’ormai identitario, simbolo biancorosso, è lo standard.
Che se, in un quasi remoto passato, se non altro per noi sensibili, la presenza della “transenna” o di chi per essa, biancorossa, era un segnale di, tipo, “stiamo risolvendo”, poi si è trasformata in un “vedete, abbiamo messo il simbolo biancorosso, sappiamo che c’è la magagna”. Ad oggi l’impressione che ne ricaviamo, tutta nostra e immaginata, è di un delicato drappo che si mette in onore delle strutture cadute, decadute. O, come direbbero gli appartenenti al culto dell’Aster e degli ordini minori di riferimento, “ammalorate”.
Un segno di rispetto e di testimonianza.
Come questo “motorino” al Cep.
Che ne troviamo in tutta la città.
Caduto, esausto, nell’ambito dell’espletamento del proprio dovere.
Lasciato lì, così appare, come un martire.
Con l’onorificenza, che si dà ai marciapiedi, tubi, strade, asfalti, schiattati dopo decenni di lavoro, del nastro biancorosso.
E, immaginiamo, che anche gli addetti del Comune, passando di lì, davanti a lui, magari in macchina, facciano un breve saluto militare,
sulla fronte, in segno di rispetto.
Più di così, cara struttura decaduta, non possiamo fare