
I luoghi dove nascono le idee
Non c’è molto da dire
Ma abbastanza per un post da 40/45 cm si
Posto che se ponevate la famosa domanda “Mi si nota di più se vado o se non vado?” al designer dell’AMIU Vi mandava alla festa con un vestito luminescente e con un tatuaggio sulla nuca che riportava la faccia del padrone di casa…
E posto che i cassonetti che riportano, pari pari, la vetrata/terrazzino del Palazzo dietro, con un ridondamento alla Andy Warhol, però monocromatico, sul metallo dei rumentai, creano un effetto shining del tipo “da Genova non uscirai mai”…
Poste queste due cose, la considerazione che ci preme di più è un’altra
Ed è un discorso, per noi, più serio ed urgente, che divertente
Abbiamo citato più volte che ci piacerebbe essere una mosca, o una telecamerina, o un minidrone e andare a cercare, e spiare, nei “posti dove nascono le idee”. O meglio nei “posti dove vengono validate le idee”.
Perché abbiamo talpe informali, amici di amici, fanfaroni, millantatori che ci raccontano cosa succeda nelle stanze dei decisori. Ma certe cose, quelle veramente hard, evidentemente sono ancora più nascoste
“I posti dove nascono le idee” forse sono poco interessanti. E’ noto che una idea può arrivare improvvisa come una ghianda in testa o puntuale come una puntura di zanzara ad agosto, a Genova, alle 19,30.
Ma una idea arriva, e poi devo trovare un luogo dove essere sviluppata, e poi validata.
E qui c’è una idea, che non sta su, che è arrivata sotto gli occhi di tutti, senza vergona. E la mancanza di vergogna è la prova che “nel posto dove vengono validate le idee” è stata ritenuta, da più parti, validissima.
E noi siamo curiosissimi.
E’ evidente che il principio dell’idea era: mettiamo dei cassonetti che non disturbino Piazza Fontane Marose esteticamente, che si innestino gentili e simpatiche come il migliore dei ramarri.
E’ evidente che il risultato è l’opposto.
Le strade erano, essenzialmente due (a parte l’opzione zero che è sempre da tener presente):
_ tentare la mimesi e la riduzione del danno, l’innesto simbiotico, nei colori e nelle forme (tipo massettoni grigio in tema)
_ provare a puntare sulla simpatia, la rottura estetica ma con una semantica dell’oggetto capace di suscitare simpatia, stupore, o meraviglia (tipo con i cassettoni con una storia a fumetti dall’uno all’altro)
Nel primo caso la soluzione base era trovare colori compatibili con gli edifici
Nel secondo una soluzione tipica degli artisti urbani, o del mondo della pubblicità
La soluzione trovata è talmente sorprendente, nella sua istrionica dissintonia, che non permette neanche di capire se volessero seguire il primo, o il secondo criterio
Anche le funivie sopra quartieri sofferenti (Lagaccio), treni che galoppano ai primi piani delle case (Valbisagno), palazzetti dello sport che sembrano astronavi sopra quartieri che han bisogno di tutto fuorchè di palazzetti dello sport che sembrano astronavi (Cornigliano) son progetti che mettono la curiosità.
Ma su quelli abbiamo più informazioni di come sono nati.
E sembra che gli abbagli siano funzionali, si appellino a idee di città malcalibrate, muovano interessi che sospingono. Insomma, si capiscono più chiaramente gli inghippi.
Quei progetti possono, ad esempio, derivare da scarsità di idee mischiate ad immaginari, negli esempi riportati, di città californiane, o pechinesi
E quei progetti nascono in quei luoghi sono anche creati dall’incontro di ingegneri e committenti pubblici, committenti pubblici e ingegneri, e architetti, ahinoi, per decenni, e decenni, fino a formare immaginari comuni che hanno un lontano risuono, talvolta, con la realtà.
Per cui un progetto che risolve tanti problemi tecnici, ha un buona opportunità di incontro con la pubblica opinione, fa risparmiare e guadagnare il giusto diventa quello migliore. E alcuni, altri, aspetti, tendono a essere dimenticati.
Ma qui, in questo esempio puro, dei cassonetti ipnotici, dove si potevano far tante cose, il mistero del “posto dove vengono validate le idee”, mostra la propria inestricabilità
Potremmo passare ore a contemplare i cassonetti col balconcino.
Che sembrano di un B Movie malcalibrato del film Amelie, più adatte al film Delikatessen
Che se pensavano a mettere 1 balconcino, fotografato da quello di sopra, su 1 cassonetto, magari era una citazione bizzarra e simpatica. Ma così è una battuta paradossale fatta in un bar del Centro Storico che prende in giro Amiu e creature paraistituzionali simili.
Magari poteva essere una illustrazione sfumata che richiamava (non fotocopiava, richiamava) il balconcino di sopra, con colori opportuni. Magari.
Se vi mettete lì, anche Voi, a pensare quando questa idea è stata presentata. A chi. Più di un designer e grafico avranno parlato, più di un funzionario avrà approvato, almeno un parente della politica se non un politico avrà gioito
E l’idea è stata validata.
Queste cose, insieme ai post di Aster che si vantano di interventi imbarazzanti di marciapiedi arlecchino, danno la misura di quanto l’estetica non sia più patrimonio della città. Per quanto poco lo fosse stata nella storia, ma sicuramente, come Poleggi c’insegna, almeno nei Palazzi era rappresentata.
E di quanto la competenza estetica, di quanto la ragionevolezza dell’arredo urbanistico sia alla porta.
E i cugini della Soprintendenza immaginiamo quanto saranno imbarazzati. Ma hanno un aplomb istituzionale da rispettare, loro
Noi invece, insieme a Voi, possiamo disperarci quanto ci pare. Che è il nuovo Diritto dei genovesi. Dopo il Diritto al Mugugno il Diritto alla Disperazione.
Che, se pensate a tutto questo, è la cosa giusta da fare di fronte al muro dei cassonetti.
E cosa si può fare?
Boh?
Noi parliamo, parliamo, ragioniamo e leggiamo altri che ragionano sulla città.
Non sappiamo che altro fare dalla nostra posizione di fiancheggiatori della cittadinanza
Ora, la cosa che ci incuriosisce è: ma rimarranno lì quei cassonetti? Perché metterli da qualche altra parte con sopra la foto di un balcone di Piazza Fontane Marose potrebbe essere imbarazzante.
Per ora sono il nostro Muro del Pianto
Con l’accorgimento di piangere di fronte al cassonetto del biologico. Se c’è
Che noi possiamo disperarci in pubblico, i cugini della Soprintendenza, quella vera, no.
Poverini
Articolo che riporta i fatti
https://www.ilsecoloxix.it/genova/2023/09/05/news/genova_un_muro_di_cassonetti_invade_piazza_fontane_marose-13027443/